Introduzione a A. Morelli, Note sull’arte drammatica rappresentativa, Manuale dell’artista drammatico, Prontuario delle pose sceniche, a cura di S. Pietrini, con un contributo di S. Stefanelli, ristampa anastatica, Collana “Reperti”, Trento, Università degli Studi di Trento , 2007, pp. XI-LX.
I trattati di mimica di Alamanno Morelli (1812-1893), acclamato attore del teatro di prosa, si inseriscono all’interno di un filone teorico di riflessioni sull’arte della recitazione che raggiunse il culmine nella seconda metà dell’Ottocento. Dai semplici manuali come il Prontuario delle pose sceniche (1854) ai più ponderosi trattati sull’espressività, la saggistica sul teatro ebbe una grande diffusione, correlata all’istituzione delle prime scuole di recitazione e al trionfo del ‘grande attore’, su cui si accentra l’attenzione del pubblico e della critica. Scritti da semplici letterati o da famosi attori dell’epoca ritiratisi dalle scene, i trattati di mimica cercano di dare dignità e professionalità a un mestiere ancora legato alla tradizione dei guitti e alla trasmissione diretta del sapere artistico. Poiché si fondano sul principio di una corrispondenza fra le passioni e la loro espressione, molti trattati tendono tuttavia a creare un repertorio mimico convenzionale, un vocabolario universale degli affetti ad uso dell’attore. Il percorso teorico di Alamanno Morelli, che secondo le testimonianze dei contemporanei adottò una maggiore raffinatezza ed eleganza del porgere, presenta comunque una notevole evoluzione, che nelle Note sull’arte drammatica rappresentativa (1862) e nel Manuale dell’artista drammatico (1877) si traduce in una maggiore attenzione al testo e all’interpretazione del personaggio.