Pubblicato in “Dintorni”, 3, Incontri a Sant’Agostino: dalla tarda antichità al Medioevo, a cura di L.C. Rossi e A.M. Testaverde, 2007, pp. 11-38.
Nella lunga tradizione dei manoscritti della Città di Dio di sant’Agostino, una svolta importante è costituita dalla traduzione e commento dell’opera in francese da parte di un vecchio erudito francese, Raoul de Presles, a cui intorno al 1370 Carlo V commissionò l’impresa per divulgare il pensiero dei grandi autori cristiani. Raoul de Presles affiancò alle descrizioni dei ludi scenici tramandate da altri eruditi, come Thomas Waleys e Nicola Trevet, analogie tratte dalla contemporaneità, per meglio illustrare un fenomeno ormai lontano e indefinito. Le sue descrizioni stimolarono la verve artistica degli illustratori dei manoscritti, che inventarono edifici bizzarri e dinamiche sceniche fantastiche, in cui il teatro è via via rappresentato come un’esecuzione musicale, una giostra, una danza di corte o una lettura pubblica.