Pubblicato in “Quaderni Medievali”, 56, dicembre 2003, pp. 14-56. Edizioni Dedalo
La raffigurazione di un folle nell’iconografia biblica del Salmo 52 acquista un particolare significato se analizziamo i tipici attributi della figura nei manoscritti del XIII e nel XIV secolo e la sua graduale trasformazione da un insipiens nudo o seminudo in un buffone di corte. Nel processo di metamorfosi dalla clava tradizionale alla marotte, si possono individuare alcune fasi intermedie che meritano di essere studiate. Curiosamente, le prime comparse di questo attributo tipico dei giullari sono proprio in alcune illustrazioni in cui l’insipiens è raffigurato come un chierico vagante, spesso con una tonsura a croce (un evidente segno di infamia). In altre miniature la satira tende a sottolineare l’analogia tra il folle biblico e altre figure emarginate, come i suonatori girovaghi, raffigurati con strumenti musicali assurdi come pinze da camino, ossa mandibolari e code di cani.