Pubblicato in “Biblioteca Teatrale”, n.s., 57-58, gennaio-giugno 2001, pp. 71-109. Rivista trimestrale di studi e ricerche sullo spettacolo.
Nella narrativa e nelle arti figurative dell’Ottocento il teatro è un tema ricorrente e la vita degli attori dietro le quinte vi assume un’importanza fondamentale. Anche il sottobosco di figure che ruotano attorno al teatro, come impresari e giornalisti senza scrupoli, è descritto con icastico disincanto in vari romanzi italiani e francesi, come Nana di Emile Zola e Artisti da teatro di Antonio Ghislanzoni. L’immagine delle attrici che se ne ricava è fortemente pregiudiziale: predisposte alla finzione in quanto donne, corrotte dall’ambiente e spesso destinate, come le prostitute, a una parabola di ascesa e rovina morale ed economica, commedianti e ballerine possono riscattarsi dal peccato del teatro soltanto mediante la passione amorosa. I camerini sono per le attrici quasi un secondo palcoscenico, su cui trionfano nella loro vanità e perfezionano l’arte mondana della dissimulazione. In The Tragic Muse di Henry James, è proprio visitando i camerini della Comédie Française che l’aspirante attrice inglese Miriam apprende le malizie e le sottigliezze del porgere mondano, doti indispensabili alla sua carriera di artista.