Pubblicato in “Annali del Dipartimento di Storia delle Arti e dello Spettacolo”, II, 2001, pp. 101-120. Edizioni Cadmo
Spesso definito l’epoca del grande attore, l’Ottocento è anche il secolo di massima fioritura dei trattati di teoria della mimica e dei manuali sull’arte di recitare. Influenzati dalla traduzione italiana del trattato di J.J. Engel sull’espressività (Ideen zu einer Mimik, 1785-86), attori e teorici elaborano le loro riflessioni sull’arte teatrale e oratoria. Le Lezioni di declamazione e d’arte teatrale (1832) di Antonio Morrocchesi, che si ritirò dalle scene per dedicarsi all’insegnamento presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, configurano una recitazione enfatica e ridondante, mentre il Prontuario delle pose sceniche (1854) di Alamanno Morelli è strutturato come un dizionario, in cui a vari sentimenti e passioni corrispondono dei gesti e atteggiamenti. L’insegnamento tende così all’iconografia, a un repertorio mimico codificato delle passioni, e i trattati scritti dagli attori nella fase discendente della loro carriera artistica rappresentano anche una memoria virtuale della loro arte.